Io come molti, forse tutti, sono rimasto fortemente turbato dalla storia di Giulia Cecchettin uccisa da Filippo Turetta. Una storia lancinante che si è protratta per settimane e ancora ne sentiamo gli strascichi. Abbiamo seguito quasi increduli quelle due anime straziate da una incomprensibile follia scoppiata nella mente di Filippo e alla fine, come un uragano emotivo, ha lasciato morte e un dolore abbacinante. Povera Giulia. Una sola domanda, quasi impronunciabile, tanto è distante il senso di quanto abbiamo visto: perché?
Poi, piano piano, quando le onde emotive si stavano abbassando, ecco un altro evento tanto drammatico quanto assurdo: un ragazzo di 17 anni alle tre di notte, si alza e uccide, “senza motivo”, l’ha dichiarato lui, mamma, papà e un fratellino. Per me è stata una notizia altrettanto turbante quanto quella di Giulia e Filippo. Forse c’è anche una valenza personale in questa mia partecipazione: Filippo è veneto, della provincia di Padova, abitava non tanto distante da dove sono nato e vissuto per decenni e il ragazzo 17enne viveva a pochi chilometri da dove ho abitato per 30 anni. Conosco bene quel paese: Paderno Dugnano e quella situazione sociale.