Comunque non credo siano state queste piccole coincidenze a obbligarmi a pensare e tentare di capire il perché di questo orrore. Ora credo di aver capito. Ho trovato la risposta: Io sono come Filippo, io sono come quello sfortunato ragazzo che ha ucciso i genitori.
Io potrei uccidere. No, non è vero, non potrei uccidere ma, potrei uccidere. Non sto giocando con le parole, né voglio portare sul paradosso qualcosa che sento per me e per tutti fondamentale. Voglio solo cercare di spiegarmi.
Ciò che ho scoperto, nel senso che l’ho sentito dentro di me e visto in ognuno di noi e che quell’aggressività, quell’uragano che è esploso nella testa di questi ragazzi è dentro noi tutti. Noi tutti siamo così. Allora cosa vuol dire che noi tutti possiamo uccidere? No, ma non perché siamo più bravi ma perché siamo stati più fortunati. Abbiamo avuto la possibilità, ci hanno insegnato a strutturare la nostra mente in modo tale da contenere quell’energia atomica che è la nostra aggressività. Energia che non solo e potenzialmente distruttiva, lo è stata nei casi di cui stiamo parlando e purtroppo in tanti, tanti altri. Questa energia è la fonte della nostra vita. Senza aggressività noi non potremmo vivere. Dice il mito: “Memento, homo, quia pulvis es, et pulverem reverteris” (ricordati, uomo, che polvere sei e polvere ritornerai). Pensiamoci, la madre Terra dalla quale e sulla quale siamo nati è formata da più strati concentrici che avvolgono un nucleo che è composto prevalentemente da ferro a temperature e pressioni stratosferiche. E’ questo nucleo che permette la vita sulla terra. Ma, quando gli strati superficiali non ci sono o cedono, siamo pervasi da una energia distruttiva quasi inimmaginabile: pensiamo alle eruzioni vulcaniche.
In questa analogia intravvedo il perché del dramma della generazione dei nostri adolescenti e forse anche di alcune generazioni precedenti. Viviamo in una società che ha fatto fuori ogni figura autorevole a cominciare soprattutto dal padre ma anche dall’insegnante, dal prete, dal medico, dal poliziotto da tutto ciò che rappresentava uno strato protettivo rispetto l’aggressività; ciò che in psicologia chiamiamo Super-Io. Abbiamo superato Nietzsche. Non è morto solo Dio, è morto anche il padre. E’ stato attaccato, distrutto, sgretolato ogni figura paterna, ogni autorità. I giovani, fortunatamente non tutti, pagano lo scotto di questa situazione.
Qual è il pericolo? Politico e sociologico ma questi sono temi che rimando ad altri ma soprattutto psicologico. Che fare? Che strumenti abbiamo per arginare una deriva così pericolosa? Ancora una volta le scelte sono e saranno politiche ma a noi, noi tutti, compete un compito: capire. Faccio un esempio, basico, banale, così usciamo da qualcosa che altrimenti potrebbe sembrare tutto astratto ed esterno a noi: i genitori devono uscire dalla scuola. Il professore non deve più sentire il peso dei genitori nel momento in cui valuta uno studente. E’ orribile vedere genitori che si scagliano contro un professore perché questo non ha valutato sufficiente la preparazione del figlio. So bene che questo non è il problema più grande della scuola, ma questo è una delle vie carsiche che distruggono le difese del giovane. Potremmo fare centinaia di esempi come questo e vedere come, momento dopo momento la figura paterna, la sua autorevolezza, “conditio sine qua non” perché si formi nella mente del giovane una struttura difensiva, questa, viene mortificata o peggio, totalmente esautorata.
Quindi, liberiamo Filippo e quanti come lui delinquono? No assolutamente. Filippo e tutti gli altri devono venire a contatto con la loro realtà interna e quanto hanno fatto e farsene carico secondo la legge. Ma, non possiamo fare le anime belle e pensare, come ogni tanto sento dire, che loro sono il male e che si tratta di riconoscerlo e magari isolarlo, definitivamente. No, quel male lì è dentro tutti noi e se non prendiamo coscienza delle dinamiche che lo sostengono, ben preso andremo, ancora una volta, verso il fallimento.
L’altra cosa che dobbiamo capire è che possiamo utilizzare positivamente tutta questa energia che chiamiamo “aggressività” che ci è stata data perché, con la libido, è la nostra energia vitale. Se lo facciamo, potremmo raggiungere la consapevolezza che tutti prossimo migliorare compreso chi ha sbagliato. Lo dice l’articolo 27 della nostra Costituzione: “… le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ma, l’aveva detto millenni prima Gesù: “Chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo”. (Giovanni: 8,7)